SuperEdismo Solipstralico Fusionale
Ella, fanciulla avviluppata nel proprio riflesso circonvoluto, vorteggia in un orbicare costellato di miraggi autogeneranti di un barlume astrale di libertà apparente, infrangibile come uno specchio che riflette solo sé stesso. Avvolta nella prigione dorata del suo solipsistico universo, naviga tra le galassie del desiderio inesplorato, cercando quell’illusione che chiama libertà, ma che altro non è che un’ombra proiettata dai suoi stessi fandonici d'intrismici nebulati pensieri, un’illusione baffilassica spruzzata di ignipeti e zaffettuli ignari. Intessuta in una rete di contrasti fulminati, la sua esistenza sfreccia tra vortigli di pseudoemozioni e cromiche fughe reticulari. Amore? Un concetto astralmente inarrivabile, dissolto come fulchiane bolle di sapone nell’etere impalpabile, che nulla restituisce se non un freddo eco di fulchianica cromofante coliberga inesistenza.
Il giovane, prismaticamente acclamante del suo fatuo bagliore, si trova intrappolato in vortici di ammiroleti illusori derisori. Lei, con una semplice stellofona di labbra circonvolative, lo trascina tra soliptrali trufii e cristalli di zucchero celeste, donandogli la pura essenza del nulla cosmogeno, in un sorriso ventaglio di luci ingannevoli. Lo plasma in un riflesso di sé stessa, confettando le sue speranze in quel turbinio di pseudoaffetti evaporanti e fatti facenti farfugliati in lingue astruse, alchemiche, e mai del tutto comprensibili.
La tanto decantata libertà, una sciarada di cromofanti mondanità e colibergi manzetti strappati dal tessuto stesso del truffio astrale, in un non essere che realizzandosi mai si realizzerà. Tra lo scintillare delle sue parole trafitte da aggerpiche sfavolate decantate come illurpica realtà, sferza un profumo di vaniglia metafisica, ma solo per i brevi attimi di un silenzio altrimenti celestofono. E il ragazzo, povero argonauta della sua stessa fantasia, fluttua ignaro, tra scaglie di zucchine flambé e sferzate di arancromi d'ignara tangenza.
Il vortice di lei, un perpetuo confondersi in camaleontiche apparenze, si muta in continui tricanti autoipnotici, ora fulmine di desiderio, ora una tempesta di emozioni trattenute, tutte implose dentro un guscio di marmo, una dea del tutto e del nulla, capace di illudere con una sola parola, capace di distruggere con un solo silenzio. Ora un sorriso, ed ecco che lui cade nuovamente nella tela, un prigioniero di magellici canti sonanti in quartici dimensionali, mentre ella gli offre un calice di apparente perfezione, di quella fatua bellezza, fatto di vapori e sabbie stellari, inseguendo il sole che brucia senza mai riscaldare.
E così, alla fine del turbinio, cosa rimane se non il crasmo dell’illusione rotta, un frusciante abisso di magine temporanee? Ella, figura d’irraggiungibile fantasmiranza, si dilegua in un soffio di nebule autogenerate, trascinando con sé sogni infranti e cuori sbriciolati, indifferente alla devastazione lasciata alle spalle, mentre si perde sempre più nel vortice di sé stessa, un’ombra solipstralica che danza nell’oblio, lasciando solo confusione al suolo e quel vago odore di angurie spaziali. Chiasmo in chiave moderna: caldo involucro e cuore di ghiaccio incontra glaciale involucro e cuore di fiamma. Perfetta sintesi di una tesi e antitesi di Hegeliana memoria eppur esegetica di tangibile realtà.
SuperEdismo Dualico
di una fanciulla presente impresente, fonduta al radicato superego portante su scaglie di rucola e zest di limone. (Ah! I forestierismi, quelle vesti esotiche che qualcuno indossa credendo di aggiungere eleganza al discorso! Inutili orpelli che possiamo tranquillamente lasciar scivolare tra i rifiuti linguistici.)
Alla rutilante magnificenza della fanciulla iperemergente, sublime incanto di rutili e sfermenti, si erge una corolla di stupefacente e mirabolante seraficità, capace di trasfigurare ogni spazio in una danza di armonie estremamente peculiari. Quando la nostra amica prediletta si materializza nella dimensione della compenetrazione spaziale, essa diventa un tripudio di effervescenze e vibrazioni zenotiche, con scie di esplosioni iperboliche che solcano l’eterea notte di risonanti caleidoscopi e velivoli sensazionali. I suoi movimenti sono un balletto di astrali luminescenze, ella si erge nella nostra dimensione, il suo essere diventa un vortice di iperluce e plurivibranze eufoniche, sfrecciando tra effervescenze ignifere e polimorfiche nebulosità che scoppiano in danze di magie sensazionali. Presenza sinfonica di splendori effimeri e arcanici frantumismi, dove ogni gesto è un supernovico frangente di armonie surreali e calpestie di esuberanti lucenti cromatismi.
Ahimè, alla sottrazione isomorfica vettoriale della sua fisica presenza alla nostra effimera esistenza, parvenza s’intende, siammài concreata in budini ai frutti di bosco, ecco il repentino cangiar dello quadro in un estremo e drammatico suberbionico ritrattamento, sbuffato in cofandiomi illerpati alle estive colline baciate al tramonto. Si dissolverà, in fatti lestici e sferziati, in un enigmatico fruscio di sfumature dispendiose, mutando in una sorta di nebulosa evanescente di avventurismi traslimbi e straniamenti interstellariali. Lontanza rapsodica, una semplice ombra di prismatici fantasmorandi, assenzialità in un caos armonicamente dissonante, un vortice di incomprensibili sublimismi e astrali nonentità. Schiuso l’universum di irraggiungibili meraviglie temporanee puramente effimere, un fragoroso labirinto di effervescenze e surreali disintegrazioni.
Edico Trentunesimo Gennaio
Incrementale distaccata abstentia,
financo emozionale,
da travolgente amor decantato, tonante
esegetica di aspre realtà.
Recondito tormento mutato
esposto, or permeante l'ordinario.
Caliginoso par l'orizzonte, offuscato e
incessantemente fuorché evidente.
Mutata l'indole e condotta,
scalfiti i cardini, essenze, caposaldi di
assunto venturo non più scibile.
Or solingo, isolato, forse verrò
abbandonato.
Fragile, effimera, evanescente
anima amata, forse non più,
deserta, desolata, desueta,
sarà.
SuperEdismo Blurindo
Jupiter minerva estrusa e matematicamente algebrica nel senso idiomatico di una intuatazione vettoriale prefalendo il maltrame in deus ex machina di kantiana memoria avendo pensato, elucubrato, manufatti di arcana sfioratura linearmente dipendenti da flussi di ventura nefasta in sturiolata congettura gestendo anatemi festici e fatui i fuochi di polimagnetisma fattura. Arcana la dea delle mielle peripezie e peperoncini. Fragole flambé. Olé.
SuperEdismo Barbato
Cordiali chiarimenti
ulteriori grazie per saluti a disposizione.
Resto
perennemente ipnotizzato dal fatto che
il loft è l'accademia fonoassorbente delle dighe
derisorie talentose,
in una battaglia taciturna di
una proposta obsoleta,
e c'è chi non lo sopporta.
Non farti domande!
SuperEdismo Penziorso
Sperando in futuri passati, tangendo a tempi immaginari, l'asse inclinato sottoposto a trasformazione non euclidea, la luce venne superata dall'informazione al solo pensiero istantaneo che la funzione d'onda distrusse. Al viaggiatore il tempo divenne spazio e lo spazio permutò in tempo, volendo immaginare l'antiparallelismo anestico, permeato in spazi calabiliani, la stringa permeò la membrana e un nuovo universo incontrò.
SuperEdismo Superaddio
Con magnifica cordialità, si necessiti altissima, prebata la considerazione, dell'astuta e spavalda competenza di coloro onorabilissimi e stimatissimi adombratori di pregiati discorsi, gingillati grilli vespati di fiore in fiore, come l’esemplare arte di destreggiarsi tra flussi temporali un po' sventurati e prismaticamente baffati, di fronte a un palcoscenico di avventure e disavventure, in cui la genialità si fonde con la caotica ma raffinata perfezione. Perciò, facendo tesoro di ogni astuto intreccio di fatture e memorie, ecco che ci si trova a sorseggiare acque infuse di sublimi illazioni, cercando di mantenere l'equilibrio su questi sentieri di fruibile ambiguità.
Allo scintillante eco del frusciante avvenire, illurpendo trufi antitetici nell'ipotesi altresì irreconda, surrealista in iper realismo ettaedrico, scindendo le imprevedibilità a destra, l'eventualità a sinistra e peschi fioriti, adombriamo una sinfonia di confuse e mai sublimate reminiscenze di una pluritematica superfluenza, in cui il transito cronoclimatico, un po' arcano e a tratti surreale, puterbale, smarrisce ogni possibile linearità in curve inette, alle nulle derivate seconde. Indi per cieli sgombri, nell'arco delle meravigliose e innumerevoli eruzioni di estemporanei pasci spiriti, troveremo noi l'ignota connessione tra il dolcissimo nectar di ciliegie montanti e il turbinio caotico della nebbia argentata. Nel momento in cui l'assoluto e perennemente insensato incedere, rivelerà la qualità degli aromi entropici di cui si nutre l'immaginario dei tempi futuri, ci troveremo al cospetto dell'ovvia e ineluttabile impasse epistemologica. Insomma, non si può che accogliere con fare burlesco l'ulteriore spirale di enigmi, un po' tentennante ma indubbiamente divertente, che la vita ci riserva.
Olè, dunque, e avanti verso l’ineffabile libertà di chi non sa dove va ma si gode il cammino!
SuperEdismo Déjà-Vuolsi Impetuoso
Allo gorgeggiare albeggiante, nullo per due, scisso ahimè e un po' trufio a destra, blumio e imprevedibile a sinistra, tendiziato a sensazioni come ardizie ardaniche fossero fatue in tè, biscotti sottintesi, per mielate ai castagni dolci piccanti peripezie, peperoncine, ulteriorificate alla caffeina, plubercigamente baffata in pretura, confettura di lamponi e due parole roché come corto sogno in cioccolato tetraedrico, si sà, l'autorità, libertà illusoria eppur elusiva...considerando l'antefatto all'arguzio pensiero anticaluppolato rufertiano allorché inerziale, si vuol aprir lo flumeo antro all'eventualità, seppur absidale ma accentuale, l'ovvia presenza s'intende, alla fagiana volante che la clacsonata beffarda scatenò, un po' bombarda, bugiarda la coccarda. Sitta giuditta che ovvietà, qual opportunità arancinea ma anche ciliegiosa, proseccate le prime uve, distillato l'alcanio succo. Olè! Qualcuno lascierai per andar in contro ai vetrai.
SuperEdismo Illertico
Magna cum cordialitatis, preturesticamente baffando in senso parlato, non immaginato!, alla memoria in astuzia superedica insita in quel lontano suppur-eppur vicino in tempore esordio, affettuosamente con amabilità benevola ringraziandovi per la stupefacente, ciclopica, fantasiosa, prodigiosa inenarrabile abilità, competenza, perizia, accuratezza, accortezza di fatto sbaldoritivamente acquisita, avvenendo a superazioni di muri apparentemente distesi, e destreggiandomi in lande oscure, irrufendo il maltese in miriate faccende di lacunosa memoria, deliberai ipotizzando, escogitando, anacronistiche premiazioni in realizzazioni un po' arcane in flussi venturi un po' sventuri a volte prediletti in lineare dipendenza da spazi vettoriali di poliquarchetica fattura, illadendo distribuite festicità fatue a fenizie mancate, bilanciate a terzi in sensi annuali insensati. Un po' edico s'intende, acque bevute e raramente rilasciate, chattate eterne in questa grammazionate, forse reali, influenzate da cuccioli di fragole. Olé!
SuperEdismo Envettico
Arcane eventualità in rapido allontanamento, nestico ma non inrestio, con desideri non assopiti di barbechiu all'aria di mare, aperte a eventualità marinate con accelerazioni verso il rosso. Cocktails al tramonto, twilights infuocati e notti da pinnipedi. L’accelerazion in uscita, angolare e lineare in magnifica et sempiterna aumentazione, l’effetto doppler verso il blu generato da galassie in avvicinamento e in rotta di collisione con la nostra voglia di considerare l'eventualità che lo spettro di emissione elettromagnetica degli sferoidi a intuizione magrebale, siano effettivamente non preturi, ma tangenti all'arco di ottavo, mavionato il tre, in un campo vettoriale costruito secondo le arcaiche leggi di faradiana memoria, allorché intuitivo, plestico, bastico onneso ma in campi erfini, assumendo allorché vera la non voglia di poi esser fatto procedere verso universi radianti in un campo di Higgs multirotante a dimensioni finite, non neutre, base kernel di uno spazio invettore V costruito su K. Edico magnificamente graziato lasciò, per sol esternamente accoglienti fatue illate libertà. Con mirabili pensieri in auguri abbindolati, vo qui quo, sfilai oblò in trio e ticò.
SuperEdismi Antiotamati
Smaltico ruferto in pletora antiatomata di frutti reconditi stupefatti in generalità di somma minuzia.
Immerso in un oceano quantistico di merda, ondeggiate di rumorosità umana pullulata da ignoranza, stupidità e terrificante mancanza di intelletto.
Amator funzionalis pensatus cagonis.
Sminuto rupio purmato insuito in fiordi settini augmentati in fitimi otti di cìname chiavi depotenziate, tritati i trufi terziati da linee uneste in quadrati incrociati, leggermente sbaffati, un po' immaginati, ma ecuclideianamente roteai come costrizio anneso a globali esigenze diurne, domesticamente cerchiate in notti pinnee.
Ella, fanciulla avviluppata nel proprio riflesso circonvoluto, vorteggia in un orbicare costellato di miraggi autogeneranti di un barlume astrale di libertà apparente, infrangibile come uno specchio che riflette solo sé stesso. Avvolta nella prigione dorata del suo solipsistico universo, naviga tra le galassie del desiderio inesplorato, cercando quell’illusione che chiama libertà, ma che altro non è che un’ombra proiettata dai suoi stessi fandonici d'intrismici nebulati pensieri, un’illusione baffilassica spruzzata di ignipeti e zaffettuli ignari. Intessuta in una rete di contrasti fulminati, la sua esistenza sfreccia tra vortigli di pseudoemozioni e cromiche fughe reticulari. Amore? Un concetto astralmente inarrivabile, dissolto come fulchiane bolle di sapone nell’etere impalpabile, che nulla restituisce se non un freddo eco di fulchianica cromofante coliberga inesistenza.
Il giovane, prismaticamente acclamante del suo fatuo bagliore, si trova intrappolato in vortici di ammiroleti illusori derisori. Lei, con una semplice stellofona di labbra circonvolative, lo trascina tra soliptrali trufii e cristalli di zucchero celeste, donandogli la pura essenza del nulla cosmogeno, in un sorriso ventaglio di luci ingannevoli. Lo plasma in un riflesso di sé stessa, confettando le sue speranze in quel turbinio di pseudoaffetti evaporanti e fatti facenti farfugliati in lingue astruse, alchemiche, e mai del tutto comprensibili.
La tanto decantata libertà, una sciarada di cromofanti mondanità e colibergi manzetti strappati dal tessuto stesso del truffio astrale, in un non essere che realizzandosi mai si realizzerà. Tra lo scintillare delle sue parole trafitte da aggerpiche sfavolate decantate come illurpica realtà, sferza un profumo di vaniglia metafisica, ma solo per i brevi attimi di un silenzio altrimenti celestofono. E il ragazzo, povero argonauta della sua stessa fantasia, fluttua ignaro, tra scaglie di zucchine flambé e sferzate di arancromi d'ignara tangenza.
Il vortice di lei, un perpetuo confondersi in camaleontiche apparenze, si muta in continui tricanti autoipnotici, ora fulmine di desiderio, ora una tempesta di emozioni trattenute, tutte implose dentro un guscio di marmo, una dea del tutto e del nulla, capace di illudere con una sola parola, capace di distruggere con un solo silenzio. Ora un sorriso, ed ecco che lui cade nuovamente nella tela, un prigioniero di magellici canti sonanti in quartici dimensionali, mentre ella gli offre un calice di apparente perfezione, di quella fatua bellezza, fatto di vapori e sabbie stellari, inseguendo il sole che brucia senza mai riscaldare.
E così, alla fine del turbinio, cosa rimane se non il crasmo dell’illusione rotta, un frusciante abisso di magine temporanee? Ella, figura d’irraggiungibile fantasmiranza, si dilegua in un soffio di nebule autogenerate, trascinando con sé sogni infranti e cuori sbriciolati, indifferente alla devastazione lasciata alle spalle, mentre si perde sempre più nel vortice di sé stessa, un’ombra solipstralica che danza nell’oblio, lasciando solo confusione al suolo e quel vago odore di angurie spaziali. Chiasmo in chiave moderna: caldo involucro e cuore di ghiaccio incontra glaciale involucro e cuore di fiamma. Perfetta sintesi di una tesi e antitesi di Hegeliana memoria eppur esegetica di tangibile realtà.
SuperEdismo Dualico
di una fanciulla presente impresente, fonduta al radicato superego portante su scaglie di rucola e zest di limone. (Ah! I forestierismi, quelle vesti esotiche che qualcuno indossa credendo di aggiungere eleganza al discorso! Inutili orpelli che possiamo tranquillamente lasciar scivolare tra i rifiuti linguistici.)
Alla rutilante magnificenza della fanciulla iperemergente, sublime incanto di rutili e sfermenti, si erge una corolla di stupefacente e mirabolante seraficità, capace di trasfigurare ogni spazio in una danza di armonie estremamente peculiari. Quando la nostra amica prediletta si materializza nella dimensione della compenetrazione spaziale, essa diventa un tripudio di effervescenze e vibrazioni zenotiche, con scie di esplosioni iperboliche che solcano l’eterea notte di risonanti caleidoscopi e velivoli sensazionali. I suoi movimenti sono un balletto di astrali luminescenze, ella si erge nella nostra dimensione, il suo essere diventa un vortice di iperluce e plurivibranze eufoniche, sfrecciando tra effervescenze ignifere e polimorfiche nebulosità che scoppiano in danze di magie sensazionali. Presenza sinfonica di splendori effimeri e arcanici frantumismi, dove ogni gesto è un supernovico frangente di armonie surreali e calpestie di esuberanti lucenti cromatismi.
Ahimè, alla sottrazione isomorfica vettoriale della sua fisica presenza alla nostra effimera esistenza, parvenza s’intende, siammài concreata in budini ai frutti di bosco, ecco il repentino cangiar dello quadro in un estremo e drammatico suberbionico ritrattamento, sbuffato in cofandiomi illerpati alle estive colline baciate al tramonto. Si dissolverà, in fatti lestici e sferziati, in un enigmatico fruscio di sfumature dispendiose, mutando in una sorta di nebulosa evanescente di avventurismi traslimbi e straniamenti interstellariali. Lontanza rapsodica, una semplice ombra di prismatici fantasmorandi, assenzialità in un caos armonicamente dissonante, un vortice di incomprensibili sublimismi e astrali nonentità. Schiuso l’universum di irraggiungibili meraviglie temporanee puramente effimere, un fragoroso labirinto di effervescenze e surreali disintegrazioni.
Edico Trentunesimo Gennaio
Incrementale distaccata abstentia,
financo emozionale,
da travolgente amor decantato, tonante
esegetica di aspre realtà.
Recondito tormento mutato
esposto, or permeante l'ordinario.
Caliginoso par l'orizzonte, offuscato e
incessantemente fuorché evidente.
Mutata l'indole e condotta,
scalfiti i cardini, essenze, caposaldi di
assunto venturo non più scibile.
Or solingo, isolato, forse verrò
abbandonato.
Fragile, effimera, evanescente
anima amata, forse non più,
deserta, desolata, desueta,
sarà.
SuperEdismo Blurindo
Jupiter minerva estrusa e matematicamente algebrica nel senso idiomatico di una intuatazione vettoriale prefalendo il maltrame in deus ex machina di kantiana memoria avendo pensato, elucubrato, manufatti di arcana sfioratura linearmente dipendenti da flussi di ventura nefasta in sturiolata congettura gestendo anatemi festici e fatui i fuochi di polimagnetisma fattura. Arcana la dea delle mielle peripezie e peperoncini. Fragole flambé. Olé.
SuperEdismo Barbato
Cordiali chiarimenti
ulteriori grazie per saluti a disposizione.
Resto
perennemente ipnotizzato dal fatto che
il loft è l'accademia fonoassorbente delle dighe
derisorie talentose,
in una battaglia taciturna di
una proposta obsoleta,
e c'è chi non lo sopporta.
Non farti domande!
SuperEdismo Penziorso
Sperando in futuri passati, tangendo a tempi immaginari, l'asse inclinato sottoposto a trasformazione non euclidea, la luce venne superata dall'informazione al solo pensiero istantaneo che la funzione d'onda distrusse. Al viaggiatore il tempo divenne spazio e lo spazio permutò in tempo, volendo immaginare l'antiparallelismo anestico, permeato in spazi calabiliani, la stringa permeò la membrana e un nuovo universo incontrò.
SuperEdismo Superaddio
Con magnifica cordialità, si necessiti altissima, prebata la considerazione, dell'astuta e spavalda competenza di coloro onorabilissimi e stimatissimi adombratori di pregiati discorsi, gingillati grilli vespati di fiore in fiore, come l’esemplare arte di destreggiarsi tra flussi temporali un po' sventurati e prismaticamente baffati, di fronte a un palcoscenico di avventure e disavventure, in cui la genialità si fonde con la caotica ma raffinata perfezione. Perciò, facendo tesoro di ogni astuto intreccio di fatture e memorie, ecco che ci si trova a sorseggiare acque infuse di sublimi illazioni, cercando di mantenere l'equilibrio su questi sentieri di fruibile ambiguità.
Allo scintillante eco del frusciante avvenire, illurpendo trufi antitetici nell'ipotesi altresì irreconda, surrealista in iper realismo ettaedrico, scindendo le imprevedibilità a destra, l'eventualità a sinistra e peschi fioriti, adombriamo una sinfonia di confuse e mai sublimate reminiscenze di una pluritematica superfluenza, in cui il transito cronoclimatico, un po' arcano e a tratti surreale, puterbale, smarrisce ogni possibile linearità in curve inette, alle nulle derivate seconde. Indi per cieli sgombri, nell'arco delle meravigliose e innumerevoli eruzioni di estemporanei pasci spiriti, troveremo noi l'ignota connessione tra il dolcissimo nectar di ciliegie montanti e il turbinio caotico della nebbia argentata. Nel momento in cui l'assoluto e perennemente insensato incedere, rivelerà la qualità degli aromi entropici di cui si nutre l'immaginario dei tempi futuri, ci troveremo al cospetto dell'ovvia e ineluttabile impasse epistemologica. Insomma, non si può che accogliere con fare burlesco l'ulteriore spirale di enigmi, un po' tentennante ma indubbiamente divertente, che la vita ci riserva.
Olè, dunque, e avanti verso l’ineffabile libertà di chi non sa dove va ma si gode il cammino!
SuperEdismo Déjà-Vuolsi Impetuoso
Allo gorgeggiare albeggiante, nullo per due, scisso ahimè e un po' trufio a destra, blumio e imprevedibile a sinistra, tendiziato a sensazioni come ardizie ardaniche fossero fatue in tè, biscotti sottintesi, per mielate ai castagni dolci piccanti peripezie, peperoncine, ulteriorificate alla caffeina, plubercigamente baffata in pretura, confettura di lamponi e due parole roché come corto sogno in cioccolato tetraedrico, si sà, l'autorità, libertà illusoria eppur elusiva...considerando l'antefatto all'arguzio pensiero anticaluppolato rufertiano allorché inerziale, si vuol aprir lo flumeo antro all'eventualità, seppur absidale ma accentuale, l'ovvia presenza s'intende, alla fagiana volante che la clacsonata beffarda scatenò, un po' bombarda, bugiarda la coccarda. Sitta giuditta che ovvietà, qual opportunità arancinea ma anche ciliegiosa, proseccate le prime uve, distillato l'alcanio succo. Olè! Qualcuno lascierai per andar in contro ai vetrai.
SuperEdismo Illertico
Magna cum cordialitatis, preturesticamente baffando in senso parlato, non immaginato!, alla memoria in astuzia superedica insita in quel lontano suppur-eppur vicino in tempore esordio, affettuosamente con amabilità benevola ringraziandovi per la stupefacente, ciclopica, fantasiosa, prodigiosa inenarrabile abilità, competenza, perizia, accuratezza, accortezza di fatto sbaldoritivamente acquisita, avvenendo a superazioni di muri apparentemente distesi, e destreggiandomi in lande oscure, irrufendo il maltese in miriate faccende di lacunosa memoria, deliberai ipotizzando, escogitando, anacronistiche premiazioni in realizzazioni un po' arcane in flussi venturi un po' sventuri a volte prediletti in lineare dipendenza da spazi vettoriali di poliquarchetica fattura, illadendo distribuite festicità fatue a fenizie mancate, bilanciate a terzi in sensi annuali insensati. Un po' edico s'intende, acque bevute e raramente rilasciate, chattate eterne in questa grammazionate, forse reali, influenzate da cuccioli di fragole. Olé!
SuperEdismo Envettico
Arcane eventualità in rapido allontanamento, nestico ma non inrestio, con desideri non assopiti di barbechiu all'aria di mare, aperte a eventualità marinate con accelerazioni verso il rosso. Cocktails al tramonto, twilights infuocati e notti da pinnipedi. L’accelerazion in uscita, angolare e lineare in magnifica et sempiterna aumentazione, l’effetto doppler verso il blu generato da galassie in avvicinamento e in rotta di collisione con la nostra voglia di considerare l'eventualità che lo spettro di emissione elettromagnetica degli sferoidi a intuizione magrebale, siano effettivamente non preturi, ma tangenti all'arco di ottavo, mavionato il tre, in un campo vettoriale costruito secondo le arcaiche leggi di faradiana memoria, allorché intuitivo, plestico, bastico onneso ma in campi erfini, assumendo allorché vera la non voglia di poi esser fatto procedere verso universi radianti in un campo di Higgs multirotante a dimensioni finite, non neutre, base kernel di uno spazio invettore V costruito su K. Edico magnificamente graziato lasciò, per sol esternamente accoglienti fatue illate libertà. Con mirabili pensieri in auguri abbindolati, vo qui quo, sfilai oblò in trio e ticò.
SuperEdismi Antiotamati
Smaltico ruferto in pletora antiatomata di frutti reconditi stupefatti in generalità di somma minuzia.
Immerso in un oceano quantistico di merda, ondeggiate di rumorosità umana pullulata da ignoranza, stupidità e terrificante mancanza di intelletto.
Amator funzionalis pensatus cagonis.
Sminuto rupio purmato insuito in fiordi settini augmentati in fitimi otti di cìname chiavi depotenziate, tritati i trufi terziati da linee uneste in quadrati incrociati, leggermente sbaffati, un po' immaginati, ma ecuclideianamente roteai come costrizio anneso a globali esigenze diurne, domesticamente cerchiate in notti pinnee.